FANO – L’Associazione Ferrovia Valle Metauro torna sul tema della mobilità nella provincia di Pesaro e Urbino. Che ruolo potrebbe avere il ripristino della ferrovia?
“Superato il periodo della prima emergenza Covid19 è giunto il momento di pensare come sarà la vita nella nostra provincia; si prospetta un futuro carico di difficoltà, non solo per l’immediato, quello della cosiddetta fase 2, ma per i mesi successivi, quelli della piena ripresa delle attività economiche e soprattutto scolastiche.
Complicatissimo immaginare i trasporti pubblici in una provincia in cui i livelli di utilizzo del servizio ci ponevano già nelle ultime posizioni a livello nazionale evidenziando la cattiva abitudine a servirsi del mezzo proprio, favorita certamente dalla cronica carenza di collegamenti di qualità.
Il virus creerà le condizioni psicologiche per aumentare ancora di più il trasporto privato pur di evitare il contagio sui mezzi condivisi con conseguenze in termini ambientali inaccettabili. Ricordiamo il pessimo livello della qualità dell’aria di Pesaro e Fano registrato negli ultimi anni.
Per fronteggiare l’emergenza si dovrà mantenere un distanziamento tra le persone, anche sui mezzi pubblici: si avrà quindi un forte riduzione delle loro capacità di carico, inferiori del 50%.
E’ una situazione che potrebbe essere compensata solo dall’aumento delle frequenze delle corse ma, per gli autobus, sui quali potranno viaggiare non più di 20 persone, è difficoltoso perché siamo privi di corsie preferenziali. Inoltre l’eccessivo aumento del numero di vetture private in giro rallenterà i mezzi pubblici.
Esistono anche ragioni economiche che impediranno di incrementare le flotte degli autobus e moltiplicare le frequenze. Anche per treni non sarà facile, ma potranno far viaggiare molte più persone avendo maggior capienza, circa 75 sui regionali e 150/200 sui interregionali.
Le nuove tecnologie e l’ammodernamento delle linee consentono un aumento delle frequenze. Nelle stazioni sarà più facile gestire il controllo delle persone.
Il deficit infrastrutturale della nostra provincia ancora una volta torna alla ribalta: purtroppo la presenza di sole tre stazioni ferroviarie lungo la costa (Marotta, Fano e Pesaro) e l’assenza di linee ferroviarie nelle aree interne peserà negativamente.
Le altre province marchigiane, invece, ne usciranno molto meglio avendo avviato da tempo un percorso virtuoso di potenziamento delle loro infrastrutture ferroviarie.
Se i comuni, per facilitare la mobilità singola e di breve tragitto, pensano di incentivare l’uso di bici, si deve peraltro rimarcare che va comunque stimolato l’uso del trasporto via treno ove ciò è possibile.
Ad esempio, nei nostri territori sarebbe possibile con la ferrovia Fano Urbino per le distanze superiori ai 4-6 km, costituirebbe un ideale metrò di superficie per collegare Pesaro e Fano con i centri dell’interno e Urbino universitaria.
Pertanto, la tanto discussa ciclabile per Urbino, progettata esplicitamente in modo da rendere impossibile il ritorno del treno, non darà alcun contributo alla risoluzione dell’emergenza poiché offrirà opportunità di spostamento più utili allo svago che alle necessità di pendolarismo nei percorsi casa – scuola/lavoro dell’entroterra.
Molto più saggio sarebbe deviare i fondi ad essa destinati su piste ciclabili in ambito urbano, veramente necessarie per evitare la definitiva esplosione del traffico privato su gomma”.