“Qualsiasi cosa succeda”, intervista a Giacomo Mariani
Il cantautore marchigiano che per qualche anno è stato concittadino sancostanzese. Il 29 febbraio è in uscita il suo nuovo disco
SAN COSTANZO – Il 29 febbraio è in uscita il nuovo disco di Giacomo Mariani. Lo abbiamo incontrato per parlarci di questo suo ultimo lavoro musicale.
Giacomo Mariani, in questi giorni esce on-line il tuo nuovo lavoro dal titolo “Qualsiasi cosa succeda” di cosa si tratta?
È il mio nuovo disco, il sesto autoprodotto, e come gli altri lavori è caratterizzato dal fatto che le canzoni sono scritte, cantate, suonate, arrangiate quasi esclusivamente da me, a parte due che hanno anche le chitarre di Simone Oliva, il mio amico musicista con il quale collaboro da oltre 25 anni. È un lavoro di cui vado particolarmente fiero e credo che sia finora uno dei miei migliori lavori se non il migliore in assoluto.
Uscirà il 29 di febbraio, una data che ho scelto per dargli una connotazione di preziosità e di peculiarità in quest’anno che ci vedrà festeggiare il bisestile.
Ci sono 12 canzoni che abbracciano un arco temporale di scrittura di un anno e mezzo, tranne un paio che hanno origine qualche anno fa: “Qualsiasi cosa succeda”, che avevo abbozzato 7-8 anni fa ma che era rimasta incompleta, e “Più di una preghiera” che è stata chiusa in un cassetto per più di 12 anni.
Per te cantare è un modo di comunicare ciò che hai dentro o è anche un modo di vedere il mondo?
C’è un verso di una mia canzone di qualche anno fa, che si chiama “Sempre in movimento”, dove dico questa frase: “non scrivo per riempire un vuoto / ma per svuotare un pieno / che dentro me cresce da sempre” – cioè sostanzialmente non ho velleità di fare musica perché non so come passare il tempo o voglio isolarmi, la mia è proprio una esigenza che parte da dentro e che viene spontanea.
Il mio processo di scrittura, io non vado nemmeno a stimolarlo, è automatico, traggo ispirazione da ogni cosa che vedo nella mia vita o nella vita degli altri e cerco di raccontarlo in una maniera originale che nessuno ha fatto prima.
Il mio vero scopo di fare musica è cercare di toccare la vita degli altri con le canzoni che scrivo facendo vedere loro qualcosa in una maniera che non hanno mai visto prima, o non hanno mai considerato prima in quel modo, e quindi è così che il mio modo di scrivere canzoni diventa anche un modo di vedere il mondo.
Qual è il brano musicale a cui sei più legato è perché?
Questa è una domanda da un milione di euro… ce ne sono tanti a cui sono legato nel mio repertorio… , nel mio disco nuovo ce ne sono alcuni che credo siano particolarmente ben riusciti… non lo so.
Posso dirti che dal gruppo di ascolto che ho coinvolto per fare una sorta di “test” di questo lavoro è emerso che ci sono dei brani che arrivano a tutti particolarmente e altri che invece, a sorpresa, arrivano forte ad alcuni, anche se io li ritengo meno di punta.
Si va da brani più leggeri e apparentemente scanzonati come “Il bravo e il ciao” al rock di “Qualsiasi cosa succeda”, dall’ introspettività di “Se morissi domani” a “Se ti chiamassi Courtney Love”, un brano che ho scritto per ricordare Kurt Cobain a 30 anni dalla morte … però ecco ce ne sono tanti … ognuno di quelli che trovi in questo disco ha delle particolarità e credo che meriti di essere ascoltato.
Qual è il tuo prossimo obiettivo?
Il prossimo obiettivo adesso è quello di uscire con questo disco e di portarlo a più ascoltatori possibili, cercherò di fare un po’ di promozione attraverso le radio e qualche esibizione, qualche concerto, mi piacerebbe poterlo suonare perché molti sono brani che hanno la caratteristica di essere delle canzoni da suonare in giro, quindi nonostante siano arrangiati in uno studio, io ho voglia di farli sentire, di accostarli poi agli altri brani che la gente conosce di me, come “Solideo” o “L’ultimo autografo”.
Ormai sono più di 30 anni che scrivo canzoni, ho iniziato a scrivere che non avevo 16, ho scritto tante canzoni, credo più di 300 e quindi ho tanto repertorio e anche tanta voglia di farlo sentire e spero che questo disco piaccia e che le persone poi avranno voglia di farmelo anche sapere.
Questo è un progetto che ho pensato da tanto: fare un disco è qualcosa che, a mano a mano che lo fai, prende forma e spesso ha anche una metamorfosi rispetto a quello che avevi pensato inizialmente, è bello proprio per questo perché è qualcosa di vivo che cambia tra le tue mani.
E la definizione a cui sono arrivato con queste 12 tracce, in questa maniera, è quella che sento essere più giusta per uscire in questo momento.