2020. La fine di un decennio o l’inizio di uno nuovo, dipende un po’ da come volete vedere il bicchiere, se mezzo pieno o mezzo vuoto.
A gennaio avevamo tutti fatto i conti con le nostre aspettative, i nostri cari buoni propositi.
Avevamo fatto i conti con il cambiamento climatico, con i terribili incendi che hanno colpito l’Amazzonia prima e l’Australia poi. Subito dopo ci siamo trovati davanti all’ufficialità della Brexit. Solo per citarne alcuni dei più importanti.
Riassunti così, questi eventi globali avrebbero tutti potuto metterci in guardia, farci riflettere.
Ma poi è arrivato il Co-vid 19.
Ed è successo che in poco più di una settimana ci siamo ritrovati davanti a uno degli eventi più gravi degli ultimi decenni. O forse uno di quelli che ci ha messi di fronte, non importa di quale generazione si faccia parte, alla sensazione di essere in pericolo davvero.
L’isolamento, la distanza di sicurezza da mantenere con gli altri, amici compresi, uscire solo per necessità, cancellati i voli, cancellati gli spostamenti.
Le piazze e le strade sono praticamente vuote.
Sembra un po’ di essere tornati al silenzio assurdo de “La Città Ideale”, opera d’arte rinascimentale custodita nella vicina Urbino, alla Galleria Nazionale delle Marche.
Così lontano ma così attuale.
Improvvisamente, è come se avessimo perso una parte di libertà.
Certo, lo stiamo facendo per proteggere la nostra salute e quella degli altri.
Ma la verità è che in questo momento in cui ci è stato chiesto di stare distanti, di stare ognuno a casa propria, è venuto fuori un lato di noi che tenevamo nascosto o non sapevamo di avere.
E non importa che siate, come me, a Milano, la città in cui puoi sentirti solo anche in mezzo a un milione e mezzo di abitanti, o a Lucrezia, dove tutti si conoscono e un buongiorno si riceve sempre passeggiando per le strade del paese.
Questo Corona Virus ci ha dimostrato che essere vicini è una questione di attitudine prima che di fatti. Ci ha dimostrato che la solidarietà e la collaborazione sono valori racchiusi nei piccoli gesti quotidiani. In una spesa a domicilio, in una chiacchiera con il vicino di casa da terrazzo a terrazzo. Ci ha insegnato che avere paura della stessa cosa, tutti insieme, significa abbassare le difese e avere meno paura l’uno dell’altro.
Facciamone tesoro, oggi, ma anche quando tutto questo sarà finito.
Valeria Marconi
Milano, Marzo 2020.