LUCREZIA – Continuo a percorrere la strada Flaminia sul lato sud. Qui troviamo la famiglia di Tersilio Esposto e la sua sposa Antonia. Avevano sei figli: Giuseppina, Dino, Donata, Antido, Edmea ed Eva.
Il suo soprannome era “el spranghin”. In quei tempi i tegami da cucina non erano in alluminio ma in coccio. Appena questi si crepavano si chiamava subito Tersilio per ripararli.
La sua attrezzatura era composta da una spina a mò di trapano, bucava le due parti a ridosso della crepa, infilava un piccolo filo di rame, spalmava una specie di lacca così la crepa diventava impermeabile ai liquidi e pronta all’uso.
Erano tempi in cui le monete in casa dei contadini erano davvero poche, così Tersilio veniva pagato in natura con farina di grano o polenta, fagioli e quant’altro si coltivava in campagna. Era una vera e propria condivisione.
Ricordo che Tersilio amava il vino, così non disdegnava mai qualche bicchiere qua e là.
Le quattro figliole erano molto carine, una di loro, appena maritata, emigrò in Canada, seguita poi dal fratello Antido. Le altre andarono in sposa a giovani della zona.
Ricordo la mia amicizia con Antido. Eravamo entrambi fanciulli e bazzicavamo la parrocchia guidata da don Ettore Carboni.
Mentre Dino era un campione di bocce. Aveva partecipato a diversi campionati nazionali con Claudio Rondina.
Nella mia mente e nel mio cuore porto un ricordo sereno di questa numerosa e giovane famiglia che, nel periodo del passaggio del fronte, abitava a Lucrezia, il mio paese che ho sempre amato ed ancora amo.
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