Esodo giuliano-dalmata, l’opera e l’aiuto di don Pietro Damiani
Giorgio Girelli, presidente emerito del conservatorio Rossini, ricorda l'aiuto che i pesaresi prestarono agli esuli provenienti dall'Istria con l'opera di padre Damiani
PESARO – Tra le tragedie provocate dalla seconda guerra mondiale ci sono le vittime delle foibe e l’ “esodo giuliano-dalmata”, cioè l’abbandono forzato di beni ed abitazioni da parte degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Come noto con legge del 2004 la Repubblica ha riconosciuto il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria di tali drammi.
La Repubblica sollecita pure iniziative volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.
Il prefetto di Pesaro e Urbino Emanuela Saveria Greco unitamente al Consiglio comunale di Pesaro hanno lodevolmente promosso – in sintonia con tanti altri enti locali – la cerimonia per il solidale e doveroso ricordo di concittadini ingiustamente colpiti dagli orrori della guerra nelle terre occupate dai “titini” e da questi uccisi e gettati nelle foibe nonchè per confermare la vicinanza che Pesaro ha da sùbito, diversamente da altri, manifestato ai fratelli giuliano-dalmati.
Nel corso dell’incontro che ha avuto luogo nel prestigioso Salone Metaurense del Palazzo del Governo, posto a disposizione dal prefetto Greco, di ciò ha fornito consistente ed appropriata documentazione il prof. Pierluigi Cuccitto, cui dobbiamo gratitudine per le sue ricerche.
Già anni addietro Eugenio Vagnini pose in rilievo come Pesaro, con il deciso impegno dell’allora sindaco Fastigi, si prodigò intensamente per offrire accoglienza e assistenza ai numerosi italiani, rimasti spogli di tutto, avendo dovuto abbandonare le loro terre ed i loro beni.
Questo contesto di solidarietà trova conferma nell’opera di un prete pesarese, don Pietro Damiani, che dette vita ad una istituzione, l’Opera Padre Damiani, che assicurò vitto, alloggio e istruzione a un numero molto elevato di ragazzi di quelle terre ex-italiane, sottraendoli ai pericoli che su di essi incombevano.
Quei ragazzi, divenuti adulti, professionisti, padri di famiglia, per diverso tempo ogni anno, provenendo dalle più svariate località dove la vita li aveva portati ad insediarsi, si riunirono a Pesaro per esprimere gratitudine alla città che li aveva ospitati ed all’operoso benefattore Padre Damiani, che con immensi sacrifici e grande energia aveva assicurato loro un positivo avvenire.