Detenuto si toglie la vita nel carcere di Montacuto
Giorni difficili nella casa di reclusione di Montacuto (Ancona). Il Garante Giulianelli: "Occorre riflettere sulle misure alternative"
ANCONA – Il Garante dei Diritti Giulianelli propone una riflessione a tutto campo sulla necessità di pensare ad un uso meno invasivo della pena detentiva in carcere, che potrebbe permettere di intervenire anche sulle problematiche legate al sovraffollamento e alla carenza cronica di personale
Settimana particolarmente difficile nell’istituto penitenziario di Montacuto che, da ultimo, registra anche il suicidio di un giovane detenuto.
Su quanto accaduto interviene il Garante Giancarlo Giulianelli, che nei prossimi giorni sarà in visita presso la Casa circondariale di Ancona.
“La notizia del suicidio – fa presente Giulianelli – giunge dopo altri due preoccupanti episodi per i quali ci sentiamo di esprimere tutta la nostra solidarietà verso gli agenti e il personale dell’istituto. Ma ovviamente la morte del ragazzo merita, in questo momento, un’attenzione particolare e una riflessione di più ampio respiro”.
Il Garante prende in esame la situazione, partendo dal caso specifico per poi estendere il suo punto di vista a un quadro più generale, che va ad interessare l’intero panorama degli istituti penitenziari italiani.
“Prima di tutto va detto – precisa – che nessuno poteva prevedere un gesto di questo tipo, non essendo il detenuto di Montacuto a rischio suicidario. Chiaramente quando un ragazzo si toglie la vita, avendo un residuo di pena di soli 8 mesi, la prima cosa che viene da chiedersi, come avvocato e come Garante, è perchè stesse in carcere.
Non conosciamo la sua situazione giuridica, i suoi precedenti, le condanne riportate e se sussistevano motivi ostativi all’applicazione della misura alternativa alla detenzione. Questa mancata conoscenza, però non può non consentirci di entrare in un argomento molto importante”.
Giulianelli sostiene che una delle ragioni principali del sovraffollamento carcerario in Italia è dovuta alla mancata applicazione delle misure alternative nonchè a un ricorso eccessivo a quelle cautelari e detentive.
“A livello nazionale – spiega – la media tra i detenuti in attesa di sentenza definitiva e quelli con residuo pena non superiore a 4 anni si attesta, a mio avviso, intorno al 50%. Se pensiamo che la popolazione detenuta attualmente ammonta a sessantamila persone, appare chiaro come ce ne siano circa trentamila che potrebbero beneficiare di misure alternative al carcere”.
Nella sua considerazione finale il Garante fa presente che quando si registrano disgrazie come l’ultima avvenuta a Montacuto si può parlare di “una sconfitta generalizzata che investe tutti, dallo stesso Garante, alle aree trattamentale e psichiatrica – psicologica, alla stessa magistratura di sorveglianza.
Ribadisco che dobbiamo riflettere seriamente su un utilizzo meno invasivo della pena detentiva in carcere, che può permetterci di intervenire anche sulle problematiche legate al sovraffollamento e alla carenza cronica di personale”.
Da parte del Garante le condoglianze alla famiglia del ragazzo deceduto a Montacuto.