“A Gabicce Mare occorre rimuovere i blocchi per i lavoratori”
Una nota del PCI di Pesaro e Urbino sull’impossibilità di raggiungere la stazione ferroviaria di Cattolica da parte dei lavoratori residenti a Gabicce Mare.
PESARO – L’emergenza Covid ha fatto rilevare gigantesche lacune nella sua gestione, anche a causa di sconcertanti comportamenti di protagonismo da parte delle Regioni. A fare la segnalazione è la Federazione del Partito Comunista Italiano di Pesaro e Urbino.
Diversi cittadini di Gabicce Mare avrebbero infatti segnalato l’impossibilità di raggiungere la stazione ferroviaria di Cattolica per recarsi a lavorare a Pesaro, Fano, Ancona e Rimini anche se in possesso della certificazione della Prefetttura.
Questo per i blocchi che sono stati posti al confine tra le due regioni Emilia Romagna e Marche.
“Il PCI – si afferma nella nota – chiede di risolvere immediatamente questa grave inefficienza da parte delle istituzioni competenti, ricordando che la stazione ferroviaria si trova a Cattolica, quindi all’interno della Regione Emilia-Romagna la quale, sbarrando le strade al confine tra le due città, ha provocato questo enorme disagio ai cittadini del comune di Gabicce Mare, costretti ad usare l’automobile per recarsi a lavorare e a non poter usufruire in maniera agevole del trasporto pubblico ferroviario.
La stazione viene utilizzata anche dai cittadini marchigiani, perché è per l’appunto di Cattolica e Gabicce, e ne deriva un gravissimo problema di conflitto di poteri. A chi spetta la decisione finale: alle Regioni, alla Prefettura, o ai Comuni?”
“Sollecitiamo – continua la nota deL PCI – pertanto la Regione Marche, la Provincia di Pesaro-Urbino e la Prefettura di Pesaro ad avere un’attenzione maggiore per tutti i Comuni di confine, penalizzati da queste assai discutibili decisioni dell’Emilia-Romagna, esigendo dalla giunta Bonaccini una rimozione almeno parziale dei blocchi che consenta lo spostamento dei lavoratori, affinché nessun cittadino debba vivere vergognose situazioni di disagio come questa, che espongono gli stessi lavoratori al rischio di sanzioni disciplinari per i ritardi e persino a quello del licenziamento”.