Il PNRR ci riguarda e come! A che punto siamo secondo Openpolis
Il governo non ha chiesto la quarta rata di fondi PNRR che si sarebbe dovuta richiedere a fine semestre. Non sono ancora arrivati i fondi della terza rata richiesti a fine 2022
Il PNRR rappresenta una grande occasione di sviluppo per l’Italia di cui, in troppi, sanno, purtroppo, troppo poco. Obiettivi da raggiungere, l’arrivo delle tranche di fondi dall’Europa, scadenze sono temi di cui sentiamo parlare quotidianamente senza, forse, comprendere a pieno la portata storica che le riforme richieste e le risorse stanziate potrebbero contribuire ad una vera modernizzazione dell’Italia.
La Fondazione Openpolis ha come mission il trattamento di dati che riguardano il potere, la politica, l’economia, i territori e le comunità locali e sviluppa strumenti e piattaforme online per favorire l’accesso alle informazioni pubbliche. Tra i temi seguiti in modo molto dettagliato c’è anche l’andamento del PNRR nel nostro Paese.
“Il 30 giugno si è concluso il primo semestre del 2023. Da cronoprogramma, il governo Meloni dovrebbe chiedere alla commissione europea la quarta rata di risorse per il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L’esecutivo – scrivono da Openpolis – sta lavorando a una proposta di revisione complessiva del piano. Con modifiche che riguarderebbero anche molti degli interventi di questo semestre appena concluso. Un elemento che ha messo chiaramente in stand-by la realizzazione dell’agenda, come conferma il nostro monitoraggio delle scadenze su OpenPNRR, aggiornato al 27 giugno.
L’invio della domanda per ricevere la quarta rata al momento è saltato e stiamo ancora aspettando di ricevere i fondi della terza rata, che il governo ha richiesto a fine 2022.
Inoltre continua a non essere per niente chiaro l’iter che questo processo di revisione seguirà. Né le conseguenze che avrà sulla realizzazione del piano e sulla ricezione delle risorse. Ma in questo contesto il governo Meloni continua a sostenere che non ci siano ritardi e a negare le evidenti criticità.
IL QUADRO COMPLESSIVO
Le scadenze che il nostro paese avrebbe dovuto portare a compimento entro il 30 giugno 2023 sono 27 e riguardano la transizione ecologica, la pubblica amministrazione, l’inclusione sociale e lavoro e imprese. Sono solo 10 le scadenze che risultano completate, anche se tra le 17 ancora da conseguire, 4 possono essere considerate a buon punto. Cioè vicine al completamento, in base alle informazioni disponibili.
Una di queste riguarda l’entrata in vigore della riforma del codice dei contratti pubblici, per la quale attualmente mancano all’appello 3 decreti attuativi. Per la riforma del pubblico impiego invece manca ancora un decreto del presidente della repubblica che vada a modificare il precedente Dpr 487/1994 riguardante i concorsi pubblici. Sempre a buon punto è la scadenza legata all’erogazione alle imprese delle risorse del fondo impresa donna. In questo caso il governo dichiara che le aziende ammesse a finanziamento sono 743 (l’obiettivo da raggiungere era di 700), ma non vi è nessuna evidenza del fatto che i fondi siano stati effettivamente erogati, come richiesto dalla scadenza.
Considerando le altre scadenze in ritardo, la transizione ecologica è la categoria che ne conta di più (4). Questi interventi (3 su 4) saranno oggetto di rimodulazione, almeno secondo le intenzioni del governo. Per quanto riguarda pubblica amministrazione, impresa e lavoro, scuola, università e ricerca e infrastrutture, riportano ciascuno 2 scadenze non completate
Tra i vari adempimenti in ritardo, vale la pena citare l’entrata in vigore della riforma della giustizia. Anche in questo caso il problema è legato alla mancata pubblicazione dei decreti attuativi. Un aspetto che non ha solo un valore burocratico ma un impatto rilevante. Da completare anche la scadenza che prevedeva l’aggiudicazione di tutte le gare d’appalto per l’abilitazione al cloud della pubblica amministrazione. In questo caso risulta ancora aperto un bando la cui chiusura è prevista per il 21 luglio.
Infine, è interessante il caso dell’assegnazione di borse di studio per corsi specifici di medicina generale. In questo caso il ministero della salute, organizzazione responsabile della misura, ha fatto sapere che le risorse disponibili sono state ripartite tra le regioni, addirittura lo scorso ottobre 2022. Tuttavia non c’è nessuna indicazione riguardo all’assegnazione effettiva delle borse.
LE SCADENZE CRITICHE
Nella terza relazione del governo al parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, l’esecutivo fa esplicito riferimento ad alcune scadenze del primo semestre del 2023, che presentano criticità, ritardi e necessità di rimodulazione.
Una è l’aggiudicazione degli appalti per l’acquisto di treni puliti, limitata da debolezze generali sull’utilizzo dell’idrogeno come vettore di energia rinnovabile. Altre difficoltà sono legate agli interventi di costruzione e riqualificazione degli asili nido. Entro fine giugno i contratti dovevano essere aggiudicati, ma i soggetti attuatori sono ancora in fase di stipula e alcuni sono fermi alla progettazione.
Le altre 3 scadenze individuate come problematiche sono tutte di titolarità del ministero dell’ambiente. E sono già state oggetto di discussione con i tecnici della commissione europea in una riunione tenutasi lo scorso 19 aprile.
La prima riguarda la ristrutturazione edilizia con superbonus e sismabonus, su cui le modifiche servirebbero a evitare l’ineleggibilità di alcune tipologie di spese. La seconda prevede l’aggiudicazione di tutti gli appalti per stazioni di rifornimento a base di idrogeno. Secondo la relazione, sono stati aggiudicati 35 progetti sui 40 previsti. Dunque il ministero vorrebbe chiedere una riduzione del target di 5 interventi, per allinearlo a quanto già conseguito. Infine, la terza è l’installazione di torrette per la ricarica di veicoli elettrici. Su questo intervento l’ente titolare segnala ritardi dovuti alla necessità di approfondimenti da condurre con il gestore dei servizi energetici (Gse).
L’APPROCCIO DEL GOVERNO MELONI
Un ultimo aspetto da sottolineare sulle scadenze critiche è l’evidente cambio di approccio tra la bozza diffusa online e ripresa da diversi media il 1 giugno e la versione ufficiale del documento, trasmessa dal governo al parlamento il 7 giugno. Se nella bozza infatti i riferimenti a difficoltà e ritardi erano più espliciti, nel documento ufficiale appaiono ammorbiditi, meno chiari.
I DUBBI DI OPENPOLIS SUL PROCESSO DI REVISIONE
Da mesi ormai – afferma Openpolis – il governo italiano dichiara di essere al lavoro su una proposta di revisione complessiva del Pnrr da inviare entro la fine di agosto 2023. Modifiche che dovrebbero integrare il capitolo sul piano energetico RepowerEu e stralciare le scadenze e i progetti considerati irrealizzabili.
Nella relazione sullo stato di attuazione si legge che saranno oggetto di rimodulazione anche le scadenze di questo primo semestre 2023. Una scelta che spiega almeno in parte i gravi ritardi evidenziati – 17 interventi da completare su 27 – ma che lascia non poche perplessità.
Perché modificare le scadenze già del 2023? Se la rimodulazione riguardasse quelle a partire dal 2024, l’esecutivo avrebbe potuto raggiungere i milestone e i target previsti entro fine giugno. Se non la totalità, quasi. Non tutte e 17 le scadenze che risultano in ritardo infatti prevedono interventi irrealizzabili. Per quanto ne sappiamo, solo 5 sono etichettate come critiche. Completando gli interventi da cronoprogramma, l’esecutivo sarebbe stato almeno nelle condizioni di richiedere la quarta rata di finanziamenti. Un segnale positivo, a maggior ragione considerando che la commissione europea non ha ancora approvato l’invio della terza tranche. Fondi che il nostro paese aspetta dalla fine del 2022 e su cui evidentemente ci sono ancora dei dubbi.
Altre perplessità sono inoltre legate proprio al funzionamento di questo processo di revisione in sé. Ammettendo che il governo invii la proposta entro fine agosto e che la commissione approvi le modifiche in pochi mesi, cosa succederà alle scadenze del 2023? Verranno semplicemente eliminate quelle che non sono state raggiunte, o posticipate tutte al 2024? E altrettanti dubbi riguardano le risorse. Non sappiamo se sarà possibile richiedere più di una rata contemporaneamente, o una rata dal valore doppio. Oppure se il rischio è di perdere inevitabilmente una parte dei fondi.
Ciò che è certo del Pnrr è che la situazione è a nostro avviso sempre più grave. Ulteriori ritardi potrebbero accumularsi e permangono le difficoltà di spesa che abbiamo sottolineato in diverse occasioni. Il tutto a fronte di un governo che, nonostante le evidenti criticità, non chiarisce le proprie intenzioni e respinge le osservazioni del parlamento, della corte dei conti e della società civile.