URBINO – Il prossimo 10 maggio torna nella Galleria Nazionale delle Marche la grande lunetta di Luca Della Robbia, documentata in alcuni pagamenti della metà del 1450 e raffigurante la Vergine col Bambino e i santi Domenico, Tommaso D’Aquino, Alberto Magno e Pietro martire.
L’opera aveva lasciato il museo urbinate lo scorso settembre e, dopo l’accurato restauro presso il laboratorio dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, sin da subito potrà essere nuovamente ammirata dal pubblico in tutta la sua straordinaria bellezza, nonostante l’ultima parte dell’intervento di ripristino si svolgerà proprio nella Sala della Jole, che è già pronta ad accoglierla.
«Gli impegnativi lavori del II piano sono in dirittura d’arrivo: una prima parte è già stata inaugurata lo scorso 6 aprile e, il restante, il 14 luglio – dice Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche –. Nel frattempo continuiamo a curare anche la restante parte della collezione: ogni intervento è occasione di studio, riflessione e riallestimento delle opere.
L’importante terracotta robbiana, probabile prima commissione di Federico da Montefeltro, tornerà ad accogliere i visitatori all’inizio del percorso espositivo, nella sala della Jole che si affaccia proprio dirimpetto alla chiesa di S. Domenico da cui proviene».
La lunetta era stata commissionata da Maso di Bartolomeo per il Portale della Chiesa di San Domenico di Urbino.
E lì era rimasta fino all’inizio degli anni Ottanta del Novecento quando fu rimossa e ricoverata in Palazzo Ducale «onde evitare l’aggravarsi irreparabile di uno stato di degrado», come si legge nell’analisi che proprio i tecnici dell’istituto di restauro fiorentino stilarono allora durante l’intervento che comprese vari ritocchi pittorici e integrazioni di materiali.
A distanza di 40 anni, la lunetta robbiana ha avuto bisogno di nuove cure: se n’è fatta carico Laura Speranza, direttore del settore restauro materiali ceramici e plastici dell’Opificio, insieme al suo team: «Siamo intervenuti per evitare che lo smalto si staccasse dalla terracotta – afferma Speranza – e quindi abbiamo consolidato alcune parti. Inoltre abbiamo realizzato un intervento estetico sulle parti in terracotta, adesso stuccate in bianco utilizzando materiali naturali, come la polvere di marmo.
In più abbiamo rimosso il vecchio supporto ligneo, troppo sensibile alle variazioni climatiche, sostituendolo con uno nuovo, rimovibile in qualsiasi momento, in resina e ‘aereolam’, materiale inerte di notevole garanzia».
Attualmente l’opera è divisa in 11 parti ed è oggetto degli ultimi ritocchi prima di intraprendere il viaggio di ritorno a Urbino. Una volta giunta a destinazione sarà riassemblata a Palazzo Ducale e collocata in una posizione più bassa rispetto al passato, per poter meglio ammirare i dettagli della terracotta invetriata che a suo tempo fu certamente fonte d’ispirazione anche per Raffaello.
Al restauro ha generosamente contribuito il Comitato Cultura della Confindustria di Pesaro e Urbino, presieduto dal Cav. Gastone Bertozzi.